Angiolo D’Andrea 1880-1942 – Mostra delle opere

 Angiolo D’Andrea 

“colorista audace ed eccezionale”

1880-1942


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Natura morta: immagine guida della mostra

Il 21 Dicembre 2002 San Giorgio della Richinvelda ha ricordato l’artista a 60 anni dalla sua scomparsa con una monografia curata da Stefano Aloisi, una mostra di sue opere provenienti da collezioni locali, una presentazione su CD-Rom e con queste pagine web.

E’ stato inoltre coinvolto lo studio Rizzin Mosaici di Irene Rizzin per una reinterpretazione in mosaico di un lavoro del D’Andrea, nel ricordo di quella che è forse l’opera più visibile e nota al grande pubblico, il mosaico alle pareti del Caffè Miani in Galleria a Milano.

Pubblichiamo qui di seguito alcune immagini di opere significative che consentono di cogliere la grande originalità di questo pittore, nato a Rauscedo nel 1880, esponente di spicco della Milano artistica degli anni 20 e 30, ed uno scritto dall’architetto G. Arata che ne traccia un profilo umano ed artistico.


 

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mosaico del Caffè Miani in Galleria (particolare)

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cardi

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ritratto di signora

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ulivi saraceni

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paesaggio trentino

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autoritratto con zucchetto verde


ANGIOLO D’ANDREA

(…) nelle espressioni pittoriche formali, nei valori cromatici, nelle linee e nei chiaroscuri, si avvicina al Carpi per serietà e nobiltà di spirito. Tra i meandri perscrutabili dell’arte sa scoprire anche egli quello che l’arte ha di vitale e di palpitante. Ma la volontà coordinatrice di Angiolo D’Andrea non si limita a sfruttare una sola delle risorse individuali: il suo ingegno poliedrico e multiforme e la sua mentalità nutrita di saldi studi, lo trasportano a ricerche che rivelano quali immagini nuove e quali risultati inaspettati sappia raggiungere colui che, cautamente, sa insinuarsi tra le recondite bellezze della pittura.
Perció del paesaggio vi dà con colori vivacissimi tutte le bellezze incomparabili e le piú tenui vibrazioni luminose, della materia inorganica il balenio fuggitivo dei riflessi e le caratteristiche piú strane, della decorazione le combinazioni piú seducenti, del disegno le velature piú ricercate e le sfumature piú misteriose.
Tutto si trasforma attraverso il giuoco della sua fantasia: anche le cose piú umili si traducono in altrettante immagini pittoresche e acquistano, attraverso la di lui valorizzazione oggettiva, una preziosità che la natura stessa non ha saputo dargli.
Un singolare esempio di quanto veniamo dicendo, l’abbiamo nel quadro intitolato «Tesoro» dove l’artista si diverte ad accostare i colori piú smaglianti e piú inaspettati della madreperla.
Nonostante peró tutta un’attività molteplice, sparsa in una ricca serie di lavori eseguiti in questi ultimi anni, il D’Andrea è maggiormente noto come paesista; ed in questa mostra personale non espone che una serie di impressioni e di paesaggi tra i quali le due grandi tele – Lago di Nemi (premiata col «Fumagalli» in una delle biennali milanesi) e Passato inverno – altra pregevole composizione paesistica che faceva parte di un gruppo di opere, esposte anch’esse a Milano, di cui una trovasi attualmente nella Galleria del Castello Sforzesco.
Il Tempio e la Steccata di Parma, opere del medesimo periodo colpiscono l’osservatore, ancora piú delle precedenti, sia per l’effetto immediato della loro esauriente tecnica che per il caratteristico fascino degli accordi cromatici; e, anche, per una particolare disposizione euritmica dei «vuoti e dei pieni» che danno una singolare originalità a tutto l’insieme. Infatti, gli scorci prospettici e le masse architettoniche, che in ognuno di questi quadri seguono oggettivamente le linee ed i piani che si vedono nel vero, assumono uno strano aspetto di cose fantastiche ed immaginarie.
Ma dove il giovane pittore sa fondere mirabilmente in una sintesi serrata i rapporti coloristici della materia inerte con la mobilità velocissima dei riflessi che la luce proietta sulla materia stessa, è nei quadri da lui eseguiti durante le peregrinazioni militari dei lunghi anni di guerra.
L’Adunata, il Ceolin, Mare di nebbia, il Civaron, ed alcune impressioni di Sicilia, ispirate dalla paradossale struttura di ulivi millenari tormentati e logorati dal tempo, costituiscono un gruppo di opere le quali segnano anche per D’Andrea una notevolissima conquista verso una visione personale e potentissima del vero.
I disegni incisivi e morbidi – elaborati pazientemente come preparazione parziale dei quadri – e le innumerevoli impressioni, difficile a descriversi ad una ad una tanta è la varietà di composizione, di forma e di tonalità che in esse si riscontrano, sono narrazioni di sottile poesia e si ammirano come si ammira uno strano gioiello composto di pietre rare e preziose.
L’alto valore di questo sensibilissimo artista, si rivela appunto nel saper cogliere gli effetti pittorici di un paesaggio nelle sue alterazioni fugaci e di fissarlo con sintesi rapidissima nei suoi contrasti piú armonici. Altipiani ampi ed ondulati, rupi squallide ed aspre, chine molli cosparse di ulivi, pianure vaste tormentate da iridescenti corsi d’acqua, cieli visti attraverso le continue sfumature, nature morte, curiosità folkloristiche, sono temi da lui svolti con una valutazione acuta e misurata e con una così curiosa ricerca personale che rivelano un talento di primissimo ordine.
Questo suo studio analitico, e questa sua valutazione dei fenomeni coloristici, lo hanno portato a concepire una forma di arte decorativa genialissima che ha per capisaldi non il solito schema classico, basato su formole tradizionali, ma su una intelaiatura bizzarra di linee tutte cosparse di accostamenti coloristici strani i quali, fondendosi con tutto l’ insieme, danno un’unità di stile espressivo, nuovo ed originale.
E qui, a Milano, dove D’Andrea vive e lavora da parecchi anni, vi sono già vari esempi di questo suo modo di concepire la decorazione.
Nato a Rauscedo di San Giorgio della Richinvelda, era sceso, giovanissimo, dalle pianure friulane con la febbre interiore della conquista, come quegli antichi artefici che, inconsapevoli, si sentivano attratti verso la forza irresistibile delle grandi personalità allora intente a ridare all’Italia, e per la seconda volta, una nuova arte.
Angiolo D’Andrea, nato in un’epoca in cui l’arte era ancora chiusa nella parentesi di flaccidi formalismi non si sentì attratto da nessuna di quelle personalità che altre volte sapevano rischiarare di nuova luce tutto un secolo, ma a poco a poco, con lo studio paziente e con tenacia dell’autodidatta seppe conquistarsi, tra le personalità contemporanee, uno dei primi posti.

G. U. Arata

(Vita d’Arte, n.131-132, 1918)


Immagini della presentazione della mostra e dell’allestimento 

 

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Altri documenti su Angiolo D’Andrea:

La monografia a cura di Stefano Aloisi

L’architettura attraverso l’arte dei pittori: Angiolo D’Andrea

Angiolo D’Andrea (Arte Cristiana)

Disegnatori italiani: Angiolo D’Andrea